Dopo dieci giorni da Scrittore per strada a Catania, mi permetto qualche considerazione dal basso.
Qui sono perlopiù visto come uno dei tanti mendicanti sui marciapiedi;
pochi si fermano per comprendere quello che faccio, molti sottolineano:
No no, stavo solo guardando la Olivetti; è una Olivetti, vero?
Sì, e se ne vanno.
Però ci sono i giovani. In percentuale più che a Roma si sono messi a
sedere accanto a me, a chiacchierare, anche per mezz'ora o un'ora.
Le nuove generazioni siciliane sono in gamba, e si sente in loro il fastidio legato alle cattive abitudini "non europee".
Due ragazze mi hanno detto: Da te al Nord è diverso, tu sei vicino all'Europa.
È una frase che racchiude tutto.
Così mi è venuto da pensare che la Sicilia potrebbe migliorare un
sacco, se i giovani restassero e non si facessero trascinare dal Tanto
non si può cambiare.
E tutta l'Italia ne guadagnerebbe.
Penso
che occorra partire dalla cultura (anche dalla lettura dei romanzi, con
le loro storie di piccoli e grandi eroi), perché l'arrendevolezza è
figlia del non sapere.
Forse però è solo un'idea della domenica mattina, partorita in bagno insieme ad altre cose marroni.
Comunque.
Chi mi viene a trovare in via Etnea?
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