Sono nel cortile di una villetta, a Pezze. Ci sono solo io in tutta la
casa. Sopra di me le stelle che nelle città non si vedono, o forse non
si guardano. (va be', la pianto)
Botti, anfore, sdrai imbottiti di umidità e una piscina morta. Un portico.
Sono stanco e quasi quasi vorrei andare a letto; quasi quasi, in
realtà, preferisco ripensare ai ragazzi dell'Ipsia di Fasano che ho
incontrato oggi pomeriggio.
Loro il Drago lo hanno affrontato insieme alle loro insegnanti, e ci hanno visto dentro la loro storia. Non la mia.
Non hanno badato agli escamotage letterari, anzi qualcuno di loro è
stato onesto al punto da dire: Non mi è piaciuto il continuo cambio di
punto di vista.
Ma, ha aggiunto, anch'io mi sento spesso come Lucrezia.
Qualcuno nelle Confessioni anonime all'autore ha semplicemente scritto: Il brano fa schifo.
E io ho riso nel leggerlo di fronte a tutti.
Adesso ci sono molti cani che abbaiano, il freddo mi sta entrando nelle scarpe.
La mia storia è entrata nelle scarpe di qualcuno, posso andare a dormire.
(non prima di una doccetta: parlare in pubblico mi fa sudare le ascelle)
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