lunedì 1 febbraio 2016

Poi ci sono io

 Qui a Catania lungo la via Etnea c'è un tizio che resta steso per ore nella stessa posizione: gambe arricciate, gomito destro per terra e testa sulla mano aperta.
 Ogni tanto si alza e sorride, con quei suoi occhi chiarissimi; porge un cappello e chiede monete. A volte mi saluta, ieri parlava di una volpe in cima al vulcano.
 Di tanto in tanto spunta fuori un bimbo sperduto. Avrà venticinque anni, ha i capelli lunghi, castani e mossi, la faccia tatuata, gira con una ciabatta logora e l'altro piede scalzo; quando sente qualcuno suonare si stropiccia ballando, ride e colora la via.
 Poi ci sono io.
 Due fratellini Rom mi chiedono ogni tot quanti Draghi ho piazzato. Ho un'amica che viene a bere il caffè e a mangiare un cannolo; le offro il mio cuscino Air France, lei mi sostituisce e spiega ai pedoni cos'è un tautogramma mentre sono in bagno.
 C'è Livio, l'amico giornalista che mi ricorda John Lennon e qualche giornalista di un qualche film.
 Di nuovo si avvicina il momento della partenza per un'altra tappa, cioè Reggio Calabria; di nuovo percepisco una specie di nostalgia anticipata.

2 commenti:

  1. Caro Scrittoreperstrada, ci siamo visti ieri pomeriggio in centro, dove io e una mia amica (da te poi ritratta in foto) abbiamo deciso di avvicinarci e infine acquistare il tuo libro...giusto poco prima che dilagasse l'informale e sonoro inizio dei festeggiamenti patronali :) Leggere questo tuo post mi ha spinto a riflettere sul fatto che la tua presenza ai bordi delle strade della nostra città ci ha forse involontariamente ricordato una verità che sembrerebbe lapalissiana [ anzi, adesso preferisco utilizzare il sinonimo filosofico che ci hai regalato tu...diciamo quindi: "apodittica"] e invece non lo è per niente...e sarebbe che spesso ( e dico proprio noi umani, non mi riferisco di certo ai miei concittadini in esclusiva...) purtroppo abbiamo la testa infarcita di pregiudizi e fritta nella paura dell'altro e forse anche di noi stessi . Guardando chi si trova (fisicamente e non solo) ai margini delle nostre strade, è più facile pensare che abbiano qualcosa da chiederci, piuttosto che da darci. Tu ad esempio porti con te un libro che - già di per sè - non è mai un bene esclusivamente materiale, e non lo è a maggior ragione in questo caso, dato che è l'autore in primo luogo ad esporsi.
    C'è sempre bisogno di sguardi che ci offrano altre prospettive, e per noi che transitiamo di fretta e assorti nei nostri affari/problemi, c'è ancor più necessità di occhi a bordo marciapiede, e di macchine da scrivere che ci raccontino quello che noi non vediamo. Il tuo viaggio è lungo e sicuramente impegnativo, ma continua così. Buona fortuna!
    A.

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    1. Grazie per il messaggio; sono queste le cose che ho bisogno di leggere quando (come oggi) sono stanco e mi chiedo: Riuscirò a resistere fino alla fine del progetto?
      Riuscirò, sì, se incontrerò altra gente disposta a stare al "mio gioco", avvicinandosi adagio, accomodandomisi accanto [cit.].

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