mercoledì 30 marzo 2016

Mica bagigi, no?

Oggi mi doveva arrivare un nuovo pacco di draghi; per colpa mia così non è stato: ho sbagliato a dare l'indirizzo al mittente.
 Poste italiane non può aiutarmi, mi dice di rivolgermi a Sda, trovo un numero e chiamo ma non risponde nessuno. Mai.
 Sono nervoso, rabbioso, mi scappa un pugno sul muro.
 Rilassati, non serve a niente arrabbiarsi.
 Per consolarmi mi prendo quella che dovrebbe essere la migliore pizza di Napoli. Boh, non mi pare speciale.
 Dopo pranzo mi metto per strada, in via Toledo; tempo mezz'ora e un punkabbestia rivendica il posto in cui mi sono messo. Sloggio, non ho voglia di beghe.
 Mi sposto in via Chiaia e no, lo spazio che ho occupato nei giorni scorsi è preso da un chitarrista stonato; lo conosco, l'ho già visto e sentito più volte e no, non è questione di mood, è proprio stonato e fastidioso.
 Ho intenzione di testare via dei Mille, cammino e parlo al telefono, finché una persona fa il mio nome; è Rita, mi ha riconosciuto, è da un po' che mi segue su Facebook.
 Rita (per scrupolo non la taggo, non si sa mai) mi racconta di sé e mi offre un caffé e un dolcetto.
 Rita ha attraversato periodi difficili, duri; ha accettato i limiti che la vita le ha imposto e non si è arresa, anzi, li ha superati.
 Perché è spesso così?
 Perché serve un ostacolo per tirare fuori l'intero potenziale?
 Rita adesso quando può supporta chi crede in un sogno, che sia artistico o salutistico; suo figlio ogni tanto non la capisce, cosa ci ricava a sbattersi per gli altri?
 Anch'io mi facevo domande come lui.
 Ma lo so com'era la mia faccia quando Rita ha detto: Prendo due draghi, uno per me e uno per un'amica. Ero contento.
 E lei era felice che io lo fossi.
 Mica bagigi, no?

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