Ieri sera Stefania mi ha detto: Napoli non ti è piaciuta.
Sì che mi è piaciuta.
Dài, sincero.
Sinceramente non capivo come mai avesse questa idea.
Dai tuoi post, mi ha spiegato, la città non ne esce bene bene.
Ci ho pensato. Forse ha ragione. Forse no. Di Napoli ho adorato in
particolare il "carattere", il colorito, la spontaneità; i Quartieri
spagnoli: il profumo del bucato che ti pende sopra la testa, gli scooter
che sfrecciano e ti dribblano nei vicoli stretti, la signora anziana
che getta un pacco al nipote dalla finestra del secondo piano, le
chiacchiere aspre contro la squalifica di Higuaìn, le scalinate che si
piegano portando chissà dove lassù, le rughe del Vesuvio, i cibi fritti e
i dolci in esposizione per aprirti lo stomaco.
Certo, Napoli è
anche altro. Ci sono palazzi storici e piazze che wow; ci sono quadri di
Caravaggio nelle chiese, grattacieli, vie di negozi chic.
Ma cos'è Napoli?
Per me è la sua gente, la vivacità che trasmette, le storie che
racconta alla fermata della metro (una delle metropolitane più belle del
mondo).
Non è cultura "alta"?
Mah. Tra le qualità che deve avere un narratore, la capacità di caratterizzare i personaggi non può mancare.
Chiunque abbia scritto Napoli ha fatto un ottimo lavoro.
[ultimo mio giorno qui: chi vuole mi trova in via Chiaia dalle 10:30 alle 13:30]
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