Marco l'ho conosciuto a Rovigo nel 2011.
Presentava "L'ombra del Cannibale" e lo faceva raccontando: non leggeva degli estratti.
Mi era piaciuto molto il suo modo di proporre il romanzo, di solito i
reading hanno la capacità di farmi pensare ad altro nel giro di una
trentina di secondi (eccomi cavaliere a caccia di draghi oppure mi
immagino di segnare gol a raffica di piatto o di collo, in rovesciata,
rispondo a interviste, conosco veline, bacio coppe e poppe).
A fine serata
abbiamo scambiato giusto due parole, ci siamo però tenuti in contatto e
col tempo siamo diventati amici. Seguendo via Facebook i suoi tour, ho
imparato quanto occorra sudare per farsi conoscere come scrittore. È
diventato un riferimento, una sorta di Yoda; il 12 agosto 2015 ero
ancora a mollo nei dubbi e al telefono l'ho consultato:
«Non ridere,
ascolta: se girassi l'Italia nove mesi a promuovere il mio ultimo libro
per strada, per te almeno mille copie le riuscirei a piazzare?»
«Sì, rovigoto, par mi te ghea fè.» [Sì, rodigino, per me ce la fai.]
Domani e domenica sarò a Castelfranco Veneto, mi ha invitato lui.
Ora i mesi di viaggio sono otto (proseguirò per altri tre) e le copie piazzate molto più di mille.
Sarà un piacere abbracciare Yoda.
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