Eccomi per strada con la macchina da scrivere; da mezzogiorno batte il
sole e il cappotto diventa inutile, anche se il termometro della
farmacia sul marciapiede opposto mi dice: 12°.
Mi sfila davanti una ragazza, mi guarda e rallenta ma non si ferma; svanisce. Dopo qualche minuto, però, riappare.
Ciao, mi dice. Che fai?
Glielo spiego e le regalo un #tautogramma.
Piega le ginocchia e chiede: Posso leggerlo qui?
Certo. Mi piace osservare la reazione che provocano le mie storie.
A metà del racconto lei ride e non riesce più a staccarsi dalle parole e dal sorriso.
Pensa che prima stavo piangendo, mi dice alla fine.
E io penso a chi si chiede: A che serve la narrativa?
Serve a questo, viscido verme vivacchiante. A far ridere chi piange, a
far piangere chi di solito non riesce; avvolge, sconvolge e capovolge.
Scusa se è poco.
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