A
volte, chi non ti conosce ti fraintende. L’altro ieri ho pubblicato su
Scrittore per strada un post in cui mi lamentavo di certi approcci; il problema
è che dopo due anni e otto mesi, dopo aver conosciuto più o meno bene tra le
diecimila e le ventimila persone, un po’ lo so come vanno le cose per strada.
So che all’anziano medio non importa cosa scrivo, a lui (di solito è un lui) interessa
solo sapere se è una Olivetti, Lettera 22 o 32. Poi ci sono gli aspiranti
scrittori, quelli dal super ego li riconosci perché non gli frega di te e di
cosa scrivi, ti dicono subito: Anch’io scrivo. Loro inviano racconti e poesie a
tutti gli editori, inclusi quelli di cui non hanno mai letto un libro. A loro,
in verità, dei libri gli importa zero; vogliono il proprio nome e cognome su
una copertina, e basta; di solito sono maschi, mi guardano e pensano: Figata di
idea, devo trovare qualcosa di simile, così si fa strada in Italia. Credono sia
secondario come e cosa scrivi. Ecco, a me irrita chi mi si avvicina solo col fisico,
senza trasporto verso di te: chi è concentrato su di sé pure mentre viene da te.
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