Ieri ho spacciato storie in Largo Argentina, mi sono venuti a trovare
due studenti (vedi foto su Instagram) e poi mi ha "beccato" una collega
del liceo che non sapeva della mia attività da Scrittore per strada.
Quando stavo per sbaraccare, abbastanza soddisfatto, si è avvicinato un
uomo sulla cinquantina:
Ciao, mi ha detto, è da anni che ti vedo e ti devo dire una cosa in tutta onestà. Posso?
Vai.
Quello che fai tu lo potrebbe fare chiunque: stai lì con la macchina da scrivere e scrivi cose che saprei fare anch'io.
Quindi sai quello che scrivo?
Me lo immagino. E ricorda che, se puoi farlo, è perché hai le spalle coperte. Io vivo per strada davvero, tu no.
Ma non ho mai millantato di vivere per strada.
Però hai il cartello "Scrittore per strada", pur avendo un conto in banca.
Certo,
e dentro ci sono soldi che ho guadagnato. Ho iniziato a fare lavoretti
da quando ho 18 anni e le vacanze con gli amici me le sono sempre pagate
io, a differenza loro.
Tu fai solo finta di stare per strada.
Non
ho replicato, mi pareva che si stesse innervosendo; non deve avere
avuto una vita facile e in quel momento non era disposto al dialogo.
Mi
spiace quando capitano cose così: ho sempre e solo pensato di fare
Scrittore per strada per diffondere il più possibile ciò che scrivo. C'è
chi mi ha accusato di essere un esibizionista (e ci sta, per carità),
chi di mettere in scena una performance farlocca (perché di fatto i
racconti che regalo li conosco tutti a memoria e non li improvviso).
Hanno ragione, eh; mica sostengo il contrario. Ma a qualcuno piace
comunque ciò che faccio, nonostante si renda conto che non invento nulla
in diretta, tranne le dediche in tautogramma.
L'unica cosa: non so se proprio chiunque sia capace di fare i miei tautogrammi, mi sia concesso.
sabato 15 giugno 2024
Mi sia concesso
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