lunedì 23 novembre 2015

Cara Olivetti

 Ieri dopo pranzo sono andato nel cuore del quartiere Prati, in via Cola di Rienzo. Mi sono messo su una panchina, perché per terra non c'erano "piazzole di sosta" ideali. Ho provato a mettere la mia Olivetti in cima alla valigia, mi sembrava che ci stesse; ho iniziato a scrivere, i pedoni passavano e mi guardavano, qualcuno mi ha chiesto se era una Lettera 22 o una 44 (Magnum?) ma nessuno mostrava interesse per il libro o i tautogrammi.
 Finché.
 Movimento sbagliato. Rumore metallico. Pesante. La mia Olivetti è caduta. L'ho rialzata, ho rimesso il coperchio. Nada. Il carrello non scorreva. Panico.
 È arrivato un ragazzo che avevo conosciuto in un altro quartiere, si è offerto di darmi una mano e mi ha portato dei cacciaviti, però purtroppo non capivo cosa dovevo smontare e/o rimontare. Così ciao ciao Prati nel giro di mezz'ora.
 E adesso sono senza strumento di lavoro.
 Possibili interpretazioni: 1. è l'inizio della discesa (e qui bisogna immaginarsi il Nemico dell'ispettore Gadget che mi indica e ride, anzi sghignazza), quel momento in cui il protagonista si sta impantanando nella Palude della Tristezza e chissà come e quando riuscirà a riemergere;
 2. è la conferma che tutto scorre per il meglio; ieri c'era freddo e io forse forse non ero vestito abbastanza: sarei rimasto là e mi sarei ammalato e addio presentazione di mercoledì, ore 18:30 Libreria Fahrenheit in Campo de' Fiori 44; veniteci, viceversa vi violenterò vendicandomi;
 3. è un'occasione per raccontare un altro capitolo di una Storia; ho scritto alla Olivetti "in persona" e magari salterà fuori una collaborazione destinata a segnare il futuro del paese. [e qui ci si deve immaginare Walter dittatore che batte a macchina il Nuovo Testo Sacro della Nazione Italica; ogni paragrafo conterrà parole inizianti con la stessa lettera, ovvio]

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