All'inizio del giugno 1845, in un palazzo affacciato sulla via principale di San Pietroburgo, abita un aspirante scrittore di poco più di vent’anni. Passa le sue ore, di giorno e di notte, a svuotare sui fogli un fiume di pensieri; lo fa spesso senza sosta, quasi in estasi, in trance agonistica. Si chiama Fedor Dostoevskij e sta per terminare un romanzo in parte incompreso oggi come allora.
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