Quando mi posiziono in Largo Argentina, capita che mi sfili davanti gente con la borsetta della Feltrinelli. C'è chi si ferma, chi sorride e saluta e basta, chi punta dritto a sguardo alto. E questi ultimi mi fanno sentire sbagliato, davvero. Forse temono che io sia lì per rifilargli un libro, che con qualche tecnica semi-ipnotica sia capace di indurli all'acquisto di un altro, ennesimo pastrocchio di un Signor Nessuno. Mi dànno l'impressione di non avere la minima di curiosità di conoscere uno che sta per strada, perché se sta per strada chissà che roba scrive. E ci resto un po' male, confesso, a percepire questa cosa qui. Significa che per loro il mio progetto è svilente nei confronti della letteratura.
Qualcuno dirà: Amen, il problema è loro. Ma no, il problema è anche mio. Perché un progetto è sempre di chi lo realizza e di chi ne viene a contatto, allo stesso tempo, insieme. Perciò sono piccole ferite, come quelle di un foglio sul polpastrello, le volte in cui Scrittore per strada viene giudicato uno sbaglio.
Comunque mi trovate lì martedì e mercoledì, dalle 17 alle 20:30, dato che voglio sperimentare il posto nei giorni feriali. Avrò pure dei draghi, con me. Avevo voglia di riaverli accanto.
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