Sono in Largo Argentina, è la prima domenica di caldo estivo e girano quasi solo turisti con le braccia e le gambe di mozzarella. Una francese che parla italiano si ferma, capisce cosa faccio, mi dice che sono come Queneau. La ringrazio con un mini inchino. Poi arrivano due more: una sorride molto, l'altra è in bilico.
Ciao, sono Marina; che bello trovarti per strada!
Ti ho mai regalato un mio racconto?
No, si gira verso l'amica; ora ti spiego cosa scrive.
Hai ragione, fai sentire a Luana una storia e vediamo se si accorge di cos'ha di particolare.
Vado e vedo Luana ascoltare, cambiare espressione, allargare le labbra. Alla fine mi lusingano entrambe con l'applauso.
Questi libri contengono storie così?
Quello ne ha 21 ed è per bambini, l'altro...
Lo voglio, a scuola farò impazzire i miei cuccioli. Ma tu per caso tieni anche dei laboratori?
Sì.
Scrivimi una dedica e la tua email, a settembre ti porto in classe. Voglio che conoscano ciò che fai per strada, così capiscono che i video stupidi non sono l'unico mezzo per farsi conoscere.
Non replico a Luana, non dimentico di essere stato uno studente rompiballe e mezzo bullo; non ho idea di cosa avrei combinato se avessi avuto a disposizione la tecnologia di oggi.
La piazza diventa un salotto e chiacchieriamo per altri minuti, qualche passante ci guarda e sono certo che alcuni di loro vorrebbero offrirci del gelato e unirsi a noi, in questa prima domenica di caldo estivo.
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