lunedì 1 settembre 2025

La Ragazza scalza

 La Ragazza scalza l'ho conosciuta l'anno scorso. Ci siamo rivisti in questa edizione del Ferrara Buskers Festival, lei sempre scompigliata e sorridente. Giovedì mi ha prestato la sua felpa e venerdì sera si è seduta vicino a me e abbiamo parlato parecchio, finché non è arrivata una madre col bambino. La Ragazza scalza ha giocato con lui e poi è andata a ballare. Sabato, prima di andarmene, l'ho cercata per salutarla e lei era proprio insieme alla madre col bambino. Il fattaccio è che non avevano un posto per dormire, perché lei all'ultimo ha deciso di restare una notte in più e l'ostello le ha detto: La sua stanza oggi è prenotata, così come tutte le altre.

 La Ragazza scalza e lo Scrittore per strada allora si sono messi a chiedere aiuto di qua e di là, perché faceva già freschino e una madre col bambino all'addiaccio non era il caso. Intanto erano le 2.

 Memore di esperienze passate, ho pensato che avremmo potuto chiedere a un albergo di farli stare nella hall, sui divani. A una madre col bambino non avrebbero detto di no. Ho chiamato e nessuno ha risposto, nei primi dieci tentativi. Poi bingo. Ho percepito la giovinezza nella voce e ho usato un tono colloquiale condito con qualche termine da professore di filosofia (di ruolo, da stamattina) per essere più persuasivo. Alla fine ha acconsentito, grazie al noumeno. Intanto erano le 3 e un tot.

 Una volta là, la madre ha detto: Eh, ma non posso svegliare mio figlio alle 6:30 per andarmene. 

 Ma, ha detto il giovanotto alla reception, a quell'ora arriva il mio capo ed è meglio che non vi trovi sui divani.

 La Ragazza scalza allora ha chiesto al giovanotto se conoscesse un albergo che poteva avere posto.

 Faccio qualche chiamata. Alla fine del giro di giostra ci ha detto: Una stanza c'è, l'albergo dista un paio di chilometri.

 Eh, ma mio figlio è stanco.

 Vi porto io, ha detto la Ragazza scalza. Vado a prendere la macchina e la avvicino.

 Ti accompagno, le ho detto. Lei si è messa le scarpe e ci siamo incamminati nella notte.

 Dopo un tempo indefinito abbiamo visto la madre col bambino salire in ascensore nella loro stanza al calduccio; check-out alle 12, potevano dormire abbastanza. 

 Alle 4 si sono salutati la Ragazza scalza e lo Scrittore per strada, lei avrebbe ritolto le scarpe e cercato una festa mentre lui sarebbe andato a casa a riposarsi in vista del viaggio dell'indomani, da Rovigo a Roma con la macchina che oggi lo avrebbe portato nella nuova scuola (che in realtà sono due, li mortacci alla cattedra spezzata).

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