Domenica c'era un venticello birbante, a metà pomeriggio mi ha fatto volare via un foglietto. La ragazza bionda che passava di lì ha visto la scena e si è messa a inseguirlo, lo ha rincorso coi capelli per aria e ormai era tardi per dirle di lasciar perdere, ne ho altri, vai tranquilla.
Bloccato nella mia postazione, l'ho guardata mentre si avvicinava tutta contenta, esibendo il foglietto. Si è accucciata per restituirlo e le ho detto:
Lo puoi tenere, spero ti piaccia.
È una poesia?
No, un tautogramma. Le ho spiegato di cosa si tratta e lei mi ha detto:
Anche a me piace scrivere. Ma tu fai questo di mestiere?
Per qualche anno ho campato di sola scrittura, adesso durante la settimana insegno.
Italiano?
Filosofia e storia. Tu invece che fai?
Mi sono appena trasferita a Roma, sto facendo un dottorato e sono un po' indecisa se poi buttarmi nell'insegnamento alle superiori. Me lo consigli?
Se ti piace scrivere, penso che possa stimolarti; negli ultimi due anni ho scritto più di quando campavo di sola scrittura.
E cosa stai scrivendo?
Una storia su un ragazzo che frequenta un liceo qui a Roma, e un giorno scopre qualcosa su di sé e i suoi genitori che lo porta a mollare tutto.
Non dirmi troppo, facciamo così: prendo un tuo libro e, se mi piace, prenoto una copia del prossimo appena uscirà.
Le porgo la mano per dare legittimità al patto, lei la stringe. Ringrazio il vento per lo scherzo e osservo la biondina, già impegnata a sfogliare Il drago non si droga. Ha le unghie tinte di rosso, alza un attimo gli occhi e sorride. Sorrido anch'io, pur avendo le unghie stinte.